Alunni e insegnanti negli USA e in Italia: un confronto
Lista dei commenti
Maria Oliva
classe: IV G
2008-11-05
La scuola, luogo in cui i ragazzi si confrontano con scambi di idee ed opinioni, è maestra di vita e di cultura; forgia infatti i ragazzi mettendogli a disposizione i mezzi necessari per il loro futuro. Sfortunatamente la scuola spesso cura con maggiore attenzione il sapere nozionistico, fatto di regole e teoremi, che con il tempo vengono anche ignorate. Il ragazzo, che è esaminato e valutato ogniqualvolta lo si ritenga opportuno, non si preoccupa di apprendere per sapere, ma apprende quasi costretto per avere un voto che lo soddisfi al fine di non fare “brutta figura”, apparendo ridicolo, di fronte ai suoi compagni. Ciò porta il ragazzo a copiare pur di raggiungere un esito positivo. Lo studente, quindi, non si chiede cosa possa essere giusto o no, poiché il suo obiettivo è un altro.Tale atteggiamento nelle scuole italiane non è denunciato al professore dagli altri studenti, anzi lo si ritiene facente parte della norma, quindi lecito.Anche se l’honor system, attuato in America, è senza dubbio una concezione da ammirare e giudicare positivamente, forse troppo utopistica per la mentalità e la cultura degli italiani, ritengo che la denuncia con il successivo rimprovero debba provenire dal professore, controllore vigile, al fine di evitare possibili scontri e isolamenti all’interno della stessa classe. Il comportamento omertoso dei ragazzi, che spesso agiscono in risposta al sentimento nobile della solidarietà, allo spirito di collaborazione, all’aiuto di un compagno in difficoltà ci porta però ad essere impassibili ed indifferenti di fronte a quello che accade nella società. Da ciò può derivare la nascita di associazioni malavitose e criminali favorita proprio dalla passività e dal disinteresse degli individui, che per la salvaguardia e la sicurezza della loro vita preferiscono non intervenire e denunciare.Compito della scuola e del corpo docente è quindi impartire con gli anni quella morale ed etica che ci accompagnerà nel corso della nostra esistenza suggerendoci l’importanza del rispetto delle leggi ed anche l’inutilità del copiare.
Francesca Cenciarelli
classe: IV G
2008-11-06
Commento all’articolo di Arturo Parisi “Compagni che copiano”
Questo articolo parte dalla descrizione dell’uso che si fa dell’honor system in alcuni college americani. L’honor system prevede un Codice d’Onore che gli studenti sottoscrivono e per il quale sono tenuti ad avere un comportamento corretto, e quindi non copiare da compagni o dai libri durante gli esami, e a denunciare i compagni che non lo rispettano. Parisi poi passa all’Italia dove nota che si è molto lontani dall’utilizzare ma anche dal ritenere possibile l’utilizzo dell’honor system.
Parisi tratta anche un altro problema della scuola italiana: lo studio dell’educazione civica. Per Parisi ci sono due tipi di insegnamento di questa materia, quello esplicito e quello implicito. Quello esplicito è puramente nozionistico e spesso non trova riscontro in quello implicito in quanto intorno a noi abbiamo una società che molte volte “si scorda” di far rispettare le leggi. Questo atteggiamento favorisce gli studenti che copiano, che preferiscono trovare vie alternative e più facili. In Italia, secondo me, non c’è una morale comune che vieta di avere certi comportamenti scorretti poiché da un lato la pena non è severa come invece dovrebbe essere e dall’altro intorno a noi abbiamo esempi di “furbi” che hanno più successo di coloro che invece rispettano le leggi.
In America l’honor system preme sull’etica e sulla morale degli studenti. Secondo un sondaggio comunque si cede alla tentazione di copiare ma è rilevante che gli studenti pensino che copiare sia più grave di “fare la spia”. In Italia sondaggi del genere non sono svolti ma credo che sia mentalità diffusa che sia molto peggiore denunciare i compagni. Per questo ritengo che in Italia l’honor system non si possa attuare. Molti studenti non sono contenti dei compagni che copiano, ritengono ingiusto che gli altri, non studiando ma solo copiando, prendano voti più alti. La domanda spontanea è: perché non si ribellano? Questo non è possibile perché sarebbero subito etichettati come “spie” ed emarginati dalla massa che invece ritiene più facile copiare che lavorare. La mentalità del non denunciare i compagni che copiano è dovuta anche al fatto che, fin da piccoli, ci è stato insegnato che è brutto “fare la spia”, mi viene in mente a questo proposito la filastrocca che recitava più o meno così: “chi fa la spia non è figlio di Maria, non è figlio di Gesù e quando muore va laggiù…”. Questa filastrocca può descrivere lo spirito degli studenti italiani che preferiscono vivere nel silenzio e subire ingiustizie poiché pensano sia più facile e più utile. Questo atteggiamento di omertà, partendo dai banchi di scuola, si allarga in tutta la società, per fare un esempio palese la mafia si basa sul silenzio della comunità. Per migliorare la nostra società bisogna quindi iniziare a denunciare le ingiustizie, solo così si inizierà a costruire una società onesta e non più una disonesta.
Maura Ranalli
classe: IV G
2008-11-06
Contributo al testo di Arturo Parisi
Quando parliamo di scuola non intendiamo le quattro mura che circondano le aule, ne i lunghi corridoi che le collegano, parliamo di un insieme di persone che con ruoli diversi hanno un unico obiettivo: contribuire con la conoscenza e il sapere alla crescita sociale.
Ma purtroppo, molto spesso, queste persone non sono in grado di svolgere il proprio compito e così assistiamo ad atti di bullismo o atteggiamenti decisamente insoliti nei confronti di una giovane supplente, vestita in modo un po’ provocante, registrati in classe con il cellulare. Questa notizia non fa parte di un caso isolato; più o meno gravi, ci sono esempi simili come copiare un compito in classe dal compagno di banco. Lo sconcerto è duplice:da una parte l’atteggiamento dei ragazzi e dall’altra l’incapacità degli insegnanti di reagire a fatti del genere.
Ciò mette in evidenza che non solo i ragazzi devono cambiare sistema.
Nel testo “I compagni che copiano” di Arturo Parisi, infatti, viene messo in luce la differenza dell’educazione che si ha nei college americani e nelle istruzioni italiane. Nel primo caso si attuano dei provvedimenti molto seri per coloro che sono scoperti a copiare, come l’espulsione dal college. Ma inoltre c’è un reciproco controllo fra studenti e insegnanti e questo comporta ad una maggiore responsabilità del ragazzo. La certezza e prontezza delle punizioni fa sì che lo studente sia più attento a rispettare le regole di buono civiltà.
È pur vero che non si può banalmente improntare un modello americano nella società italiana per la differente crescita culturale e sociale.
Penso che la società sia diventata troppo permissiva e abituata a chiudere un occhio su troppe cose; così le persone si sentono sicure di poterla scampare se compiono azioni che non dovrebbero.
Per fortuna non tutti gli alunni e gli insegnati hanno comportamenti inadeguati al loro ruolo, ma questo mette a dura prova la posizione che ricoprono e vengono così classificati gli uni “secchioni”, gli altri “severi” (non oso scrivere il termine usato).
Cambiare lo stato delle cose è impresa difficile perché gli interessi personali prevalgono su quelli comuni, ma oggi che un giovane afroamericano è stato eletto presidente degli Stati Uniti d’America, si riaccende la speranza che tutto è possibile; dovrebbe essere un segnale per tutti che “noi possiamo cambiare”, basta volerlo. L’esempio di Obama dovrebbe far capire che noi giovani siamo chiamati a migliorare la società e solo rispettando le istituzioni possiamo maturare. La scuola non sono quattro mura ma l’occasione per crescere.
Mattia Cicchinelli
classe: IV G
2008-11-06
Leggendo il documento di Arturo Parisi,ho sviluppato delle idee contrastanti al suo pensiero .Infatti non sono d’accordo sul fatto che lui paragoni la nostra società a quella americana,perché da questo paragone sembra che lo studente italiano pensi solo a copiare,mentre quello americano risulta uno studente modello. Ora io non nego che lo studente italiano abbia le caratteristiche dello studente modello,ma dico anche che alla base di tutto c’è una diversa mentalità tra i due tipi di società .Ritengo infatti che la differenza stia soprattutto nel fatto che c’e un diverso rapporto professore-alunni .In Italia infatti vedo,sfruttando anche le mia esperienza scolastica,come non ci siano professori che impongono la loro autorità sugli studenti,non creando così quel rapporto di collaborazione e fiducia che si dovrebbe istaurare .La mancanza di ciò permette lo sviluppo di fenomeni,che in qualche modo non sono ritenuti corretti nell’ambiente scolastico come:tenere acceso il telefonino in classe,registrare le lezioni,copiare i compiti,il bullismo ….Tutti fenomeni che non danno un immagine positiva della scuola italiana .Immagine che invece ha ,come sostiene Arturo Parisi,la scuola americana,con l’imposizione nei vari college dell’honor system .Tanto che un professore,durante lo svolgimento di un esame potrebbe uscire dalla classe e lasciarla scoperta. Cosa che non potrebbe mai avvenire in Italia proprio per quella mancanza di fiducia-collaborazione che c’è tra professore-alunno. Su una cosa però sono d’accordo con Parisi,e cioè sul fatto che in Italia ci sia un non corretto insegnamento dell’educazione civica tra gli studenti. Questo comporta una non corretta conoscenza da parte degli studenti italiani della politica e delle istituzioni italiane e un conseguente non riconoscimento da parte dei ragazzi italiani nello stato e nelle leggi. Con la nascita di problemi seri come quelli nelle scuole italiane. Quindi in Italia solo se ci sarà un cambiamento di mentalità si potrà avere un cambiamento anche nel comportamento da parte degli studenti.
Francesca Piermarini
classe: IV G
2008-11-06
Arturo Parisi nella parte del suo libro dedicata ai “compagni che copiano” analizza a mette a confronto il diverso funzionamento della scuola in Italia e in America. I due sistemi sono improntati su due modelli differenti. In america infatti si da largo spazio ai ragazzi nei quali si ripone maggiore fiducia ; esiste un “honor system” con il quale gli studenti dei college non solo devono pensare a non copiare per se stessi ma devono anche essere pronti a denunciare chi lo fa pena nel peggiore dei casi l’espulsione. In italia ciò non accade poiché vige la regola del “ farsi i fatti propri”e non esiste una collaborazione reciproca con gli insegnanti a tal punto anche perché l’azione del copiare non viene considerata gravissima purché non diventi un abitudine e porti al cheating. Da studentessa certamente è difficile dichiarare un esplicita opinione a riguardo perché a tutti è capitato di copiare e di ingegnarsi anche nel farlo con metodi appositamente studiati ma è pur vero che guardare il modello americano può solo che lasciarci a bocca aperta. La scuola dovrebbe essere quell’istituzione in cui vengono trasmessi i veri valori e che ci porta a diventare uomini e donne maturi, “è fondamentale nella formazione di un rapporto verso le norme e le istituzioni” come afferma Parisi, purtroppo però questa è sempre al centro della cronaca per eventi che la sconvolgono e di conseguenza è impossibile che un modello come quello americano sia impiantato in Italia. Una cosa che condivido pienamente con questo autore è il riferimento che fa all’educazione civica, in molte scuole questa si da per scontata o in altre addirittura si evita a priori invece a mio parere è importantissima alla finalità dell’istruzione dello studente. Si parla dell’importanza del ruolo che svolge la scuola nella vita dei ragazzi e perché questa dovrebbe rimanere fuori ? non è necessaria forse proprio alla formazione del cittadino ?
La definizione che Parisi da di “shock culturale” dopo aver visto il modello americano quindi non è esagerato poiché oggettivamente è lontanissimo da ciò che accade in Italia con questo però non si vuol dire che la scuola italiana sia tutto l’opposto di come dovrebbe essere una scuola “ seria e giusta” ma che alla luce di quello che accade soprattutto negli ultimi tempi essa non rispecchia proprio l’idea che ci dovrebbe essere. D’altra parte però non credo neanche possibile che in America fili sempre tutto cosi liscio.
I problemi ci sono e bisogna essere aperti e pronti a risolverli in questo si dimostra la validità di un’istituzione !
Leonardo Corrati
classe: IV G
2008-11-06
ARTURO PARISI-COMPAGNI CHE COPIANO
COMMENTO
Dopo aver letto questo testo,scritto da Arturo Parisi, sono molti i punti che mi trovano in disaccordo con le sue affermazioni. Innanzitutto vorrei dire che è inutile citare il modello americano,perché l’America e l’Italia sono due paesi completamente diversi culturalmente,socialmente,politicamente ed economicamente perché hanno avuto una differente evoluzione della storia. Credo,dunque,sia inutile paragonare questi due Paesi,perché l’Italia, al contrario dell’America, è un paese culturalmente molto arretrato; piuttosto che cercare di imitare altri modelli, bisognerebbe trovare una soluzione per cambiare la mentalità della popolazione italiana. Premesso questo, vorrei ora esporre le mie opinioni riguardo la scuola e gli studenti che copiano. Secondo me è assolutamente sbagliato dire che uno studente dovrebbe denunciare i compagni che copiano, perché non spetta a lui fare certi interventi; credo invece sia compito di tutti i professori assicurarsi che gli alunni non copino, perché se un insegnante sta ben attento, in piedi tra i banchi, guardando tutti(metodo utilizzato da una nostra professoressa e, assicuro,efficacissimo), è impossibile che si copi durante un compito in classe. Inoltre se ci fosse questo controllo da parte dei docenti, nessuno copierebbe più i compiti a casa, perché, se non ti eserciti, come puoi dopo fare bene un compito in classe?Non ci riusciresti. Concludendo questo discorso dico che alla base di tutto c’è il controllo dei docenti, e spetta a loro far si che nessuno copi. Analizzando i comportamenti degli studenti, dico che coloro che copiano , lo fanno per prendere il bel voto, il quale conta più di ogni altra cosa; questa è la mentalità degli italiani che deve immediatamente essere cambiata. L’iniziativa deve partire dagli adulti, i quali devono insegnare ai giovani a)che non conta il voto, ma quello che riesci veramente ad imparare, quel bagaglio culturale che porterai con te per tutta la vita; b)che copiare significa non avere rispetto per i propri compagni e per i propri genitori; c)che nella vita è bello conquistare tutto basandosi solamente sulle proprie forze,che solo così si può essere veramente fieri di quanto fatto. Concludendo affermo che oggi come oggi un controllo attento e accurato dei professori eviterebbe che un alunno copi, però la vera soluzione al problema sta nel fatto che gli adulti devono insegnare ai bambini quello che conta veramente nella vita, cioè non il pezzo di carta(il diploma), ma tutto quello imparato per il futuro. Spero infine che si riesca ad insegnare questo alla nuova generazione, così che, almeno a scuola, siano presenti determinati valori.
Leonardo Piloni
classe: IV G
2008-11-06
Commento
Dopo aver letto il brano di Arturo Parisi non posso dire ne’ di essere contrario ne’ favorevole a quello che dice,poiché sono d accordissimo su talune cose ma su altre no. Non trovo corretto il paragone fatto tra America e Italia, facendo sfigurare il nostro paese. Dice che per lui è stato uno SHOCK CULTURALE vedere che in America ci sono ragazzi che denunciano i loro compagni che copiano sottintendendo che per noi il copiare è all’ordine del giorno. Se questo è il suo pensiero gli suggerisco di rimanere in America, se disprezza così tanto l’Italia. Sembra che in Italia,a scuola, non si faccia altro che copiare. Se si limitasse solo a questo non sarebbe giusto criticarlo, ma in un passo del testo definisce il copiare un atteggiamento CRIMINOSO. E secondo lui questa presunta devianza studentesca ha dei risvolti nelle fasi ulteriori della vita. Detto in maniera diversa: chi copia diventerà con buona sicurezza un “criminale”,o quasi. Ma ritornando a quanto detto all’inizio lo critico per l’immensa sfiducia che ha nei ragazzi italiani ma ha ragione quando dice che gli studenti non hanno il senso civico,definendolo come un latitanza della scuola nella formazione del cittadino,prima ancora che dello studente. La scuola dovrebbe essere lo specchi della società,e come tale sin da piccoli dovrebbe far capire che ci sono delle leggi, come dice Parisi:<<La democrazia e il rispetto delle leggi prima che insegnati vanno praticati>>. Qui posso concordare che i ragazzi un volta finita scuola ,diventino dei criminali,più correttamente si sentono autorizzati a non rispettare le leggi,poiché non si sentono rappresentati dallo stato,non sapendo di essere dei CITTADINI,politicamente e socialmente. La scuola dovrebbe insegnare ciò. Certamente la colpa non è né degli studenti né degli insegnanti ma dello stato, che trae beneficio da questa chiamiamola ignoranza, lo si capisce dal fatto che nella scuola non si investono soldi o per progetti o per altre attività anzi si tagliano addirittura i fondi. Parisi ha ragione a lamentarsi della mancata etica civile e sociale fra i giovani ma dovrebbe individuare i veri colpevoli, non attaccando il comportamento giovanile e il sistema degli insegnanti.
Alessandro Balzerani
classe: IV G
2008-11-06
Nel suo articolo “compagni che copiano”, Arturo Parisi mette a confronto due modelli differenti di comportamento nell’ambito scolastico. Lui confronta il modello americano fondato sull’honor system e quello italiano sul proctor system. Avendo trascorso un periodo in America afferma che gli studenti che copiano sono denunciati dagli stessi compagni di comune accordo perché secondo l’honor system nei college non si deve copiare, anche se i professori si allontanano dalla classe lasciandola senza controllo; in Italia è differente perché il proctor sistem prevede il controllo continuo da parte dei docenti sulla classe durante gli esami, ma al contrario dell’America gli studenti non si denunciano se si accorgono che qualcuno copia. Secondo me Parisi non dovrebbe criticare in modo così aspro il sistema italiano perché è vero che in Italia si copia durante gli esami, ma per questo motivo non devono essere considerati “criminali” coloro che copiano; secondo me questo suo pensiero è sbagliato anche perché denunciare i compagni che copiano è peggio che copiare. Il confronto che fa tra il nostro sistema e quello Americano è privo di fondamenta perché vengono messi in parallelo due sistemi determinati da mentalità ed etica diversi. La cosa con cui sono d’accordo con Arturo Parisi è il fatto che l’educazione civica in Italia non è insegnata bene e non occupa il ruolo che dovrebbe ricoprire.
Daniele Rizzo
classe: IV G
2008-11-06
Dopo aver letto l’articolo di Arturo Parisi mi sento in diritto di mostrare tutto il mio dissenso verso le affermazioni che quest’ultimo pone alla nostra attenzione.
Parisi parla di un sistema scolastico americano basato sull’ ”Honor System”, quindi sulla fiducia incondizionata che i professori danno agli studenti, contando sulla loro onestà. Viene detto quindi che in Italia un tale sistema non sarebbe possibile in quanto noi, studenti italiani, non saremmo in grado di mantenere l’integrità etica che ci porterebbe al non copiare; questo perché gli italiani, come vediamo anche dal brano del Cartocci, in generale sono portati ad andare sempre contro le istituzioni a qualsiasi livello. Di conseguenza ipotizzare un sistema come quello americano è assolutamente utopistico. D’altra parte io ritengo che proprio tale sistema permetterebbe agli studenti italiani di perdere quel gusto che adesso provano nel copiare. Il gusto del copiare, e quindi dell’andare contro il volere dei professori, sarebbe infatti limitato qualora i professori non fossero più presenti alle verifiche e quindi non ci fossero più persone da ingannare. Mi trovo quindi ad approvare l’idea di questo nuovo sistema che sicuramente all’inizio non darebbe i suoi frutti, in quanto avremmo compiti sicuramente falsati, ma forse con il passare degli anni si avrebbe una svolta dal punto di vista morale. Inoltre, per sostenere questa tesi, faccio notare che la possibilità di copiare è comunque presente anche con i professori in classe e che quindi chi è eticamente scorretto non si pone certo limiti; al contrario chi trova ingiusta questa pratica, la continuerebbe a trovare sbagliata anche senza professori, e quindi persisterebbe nel non copiare.
Concludo quindi confermando la mia tesi e aggiungendo che, dando fiducia agli studenti italiani, questi per la prima volta si vedrebbero al centro di un importante esperimento e non farebbero nulla per farlo fallire, anche perché altrimenti rischierebbero di fare una bruttissima figura di fronte ai loro colleghi americani.
Antonello Cardoni
classe: IV G
2008-11-06
Commento su “Compagni che copiano” di Arturo ParisiBisogna ammettere che uno studente italiano rimane veramente sbigottito quando sente parlare dell’honor system americano. Sembra quasi impossibile infatti che si possa denunciare un compagno che copia come fosse qualcosa di assolutamente normale, o addirittura lasciar svolgere a un’intera classe un test senza nessun organo che controlli la validità dello stesso, o ancora lasciare a consigli di studenti la decisione di un’eventuale sanzione nei confronti dei compagni che copiano. Infatti, in Italia, nel primo caso si verrebbe reputati come l’essere più malefico della Terra, una spia senza cuore, nel secondo si avrebbero praticamente tutti test non validi, e nel terzo non ci sarebbe praticamente nessuna sanzione. Tuttavia, riflettendo sull’honor system, bisogna ammettere che è un sistema che porterebbe la scuola ad essere veramente ideale: sarebbe bello infatti se nessuno più copiasse perché ritenesse tale gesto disonorevole, se ognuno seguendo la propria morale considerasse il copiare talmente sbagliato da condannarlo, se lo studente fosse così tanto responsabile delle proprie azioni. Tuttavia tutto questo sembra irrealizzabile nella nostra Italia, per diverse ragioni. Una delle più banali è che in Italia non si effettuano tutti quei controlli sull’onestà degli studenti che invece, tramite numerosi sondaggi, sono molti negli USA e che portano alla consapevolezza della situazione delle scuole, e quindi a eventuali provvedimenti o cambiamenti. Inoltre in Italia è molto scarsa l’attenzione verso l’educazione civica, materia che viene spesso posta in secondo piano. Tuttavia, la ragione che più è contraria all’honor system in Italia è la differenza di mentalità rispetto agli americani. In America infatti risulta più grave copiare che denunciare un compagno che copia, mentre in Italia avviene l’esatto contrario. Infatti nella nostra nazione il copiare si presenta quasi come un valore positivo, quasi da premiare, poiché si è stati in grado di truffare il prossimo per un interesse proprio, ci si è “fatti furbi”. Tutto ciò è legato alla visione italiana delle istituzioni come un ente estraneo a noi, anzi spesso antagonista al nostro interesse e a quello della nostra famiglia, al quale non va data alcuna fiducia e che anzi è giusto combattere e ingannare. E di certo nelle scuole gli studenti sono poco aiutati a cambiare questa mentalità. Inoltre gli italiani, vivendo in questa situazione di familismo, sono portati a “farsi gli affari propri” in ogni circostanza, convivendo con una generale omertà, tanto da far diventare colui che denuncia un reato una spia da evitare.Credo quindi che in Italia l’honor system non possa essere applicato, almeno fin quando rimarrà dominante l’attuale mentalità, ma che si debba rimanere al buon docente che controlla, quasi come fosse un poliziotto, l’operato degli studenti durante un test.Credo invece che la spinta agli studenti italiani a non copiare debba avvenire in altro modo, ovvero rendendo lo studente consapevole che tutto ciò che studia va a vantaggio della sua persona, poiché lo porterà ad essere un valido e competente lavoratore, e che quindi copiare non è utile poiché lo danneggia indirettamente. Ovviamente tutto questo discorso può essere pensato solo in uno Stato in cui vi sia un’efficiente meritocrazia, ovvero uno Stato in cui la qualità del lavoro offerto ad ognuno sia direttamente proporzionale al suo merito e alle sue capacità. Poiché, se una Nazione non attua questo tipo di politica, ma va ad offrire lavori validi a persone non competenti, basandosi su favoritismi e simpatie, non fa altro che fomentare quell’idea del dover cercare di “farsi furbo”, che, nel suo piccolo, sta alla base del copiare: avremmo quindi uno Stato che invita lo studente a “barare”.
Sara Micheletti
classe: IV G
2008-11-06
Nel brano Arturo Parisi sottolinea le differenze riguardo gli studenti e i professori americani e italiani. Vengono messi a confronto due modelli scolastici completamente diversi:in una parte delle scuole americane la disonestà studentesca è affidata alla responsabilità degli stessi studenti, che denunciano le irregolarità.
Credo che un modello del genere non sia applicabile in Italia, poiché non abbiamo dei valori morali che ci suggeriscono di non copiare, non suggerire o di denunciare eventuali scorrettezze. Inoltre nella classe si vengono a formare amicizie con i compagni, quasi delle “alleanze”, che non ti permettono di denunciarlo, ma anzi preferisci aiutare il tuo amico suggerendogli o lasciandolo copiare.
Una questione che mi ha interessato è quella che Arturo Parisi espone riguardo la slealtà che c’è nelle scuole quando per esempio si copia, e che questa porti, allargando il contesto, a non collaborare con le autorità, a non riconoscersi nelle istituzioni e in generale alla slealtà verso lo stesso Stato.
Riconosco che uno studente dovrebbe fare esami, test e compiti in classe solo con i propri mezzi e le proprie conoscenze; ma non credo che la disonestà studentesca arrivi a influenzare i valori comuni. È esagerato credere che la diffusa illegalità che c’è in Italia possa affondare le sue origini nelle scorrettezze compiute a scuola.
Bisogna però distinguere. Penso infatti che copiare o suggerire a un compagno in difficoltà non sia così grave quanto comprare la laurea o un diploma. Quest’ultimo esempio è ben più grave del semplice “scopiazzamento”, perché va a colpire direttamente la società, dando la laurea a una persona che probabilmente non avrebbe superato l’esame, e procurandogli tramite quella un lavoro (ci ritroveremmo con medici incompetenti, ingegneri incapaci di progettare ecc.)
Comunque, mi trovo d’accordo con Parisi riguardo l’educazione civica che dovrebbe essere insegnata a scuola. Se proprio si volesse eliminare l’illegalità scolastica, e con questa quella verso lo Stato, ci dovrebbe essere una maggiore disponibilità nel far studiare ai ragazzi, dalle elementari alle superiori, l’educazione civica, in modo che tramite questa gli studenti possano riuscire ad acquisire dei valori morali.
Andrea Nardecchia
classe: IV G
2008-11-06
La situazione presentata da Parisi è una delle situazioni in cui noi alunni ci troviamo più spesso: decidere se “denunciare” un compagno che copia. Quello che sarebbe più giusto è farlo, ma ciò non accade quasi mai, questo può portare a pensare che gli studenti siano fondamentalmente disonesti.
Tuttavia se si va a ragionare bene non si può dare la colpa di questo agli studenti.
Infatti per questa situazione si possono trovare due cause principali: “ l’arretratezza culturale” individuata da Cartocci e lo speciale rapporto che si crea tra i membri di una stessa classe.
Il primo fattore contribuisce nel portarci a pensare che copiare sia giustificabile: la nostra mentalità ci fa vedere lo stato e ogni istituzione come il nemico: quindi ogni mezzo diventa lecito per batterlo: anche copiare.
Il secondo elemento (causato dallo “stare tutti sulla stessa barca”degli alunni di una stessa classe o scuola, o più in generale di tutti gli studenti) fa si che “denunciare il compagno” che copia diventi “tradire un amico”
Come si può vedere il problema non sta semplicemente nella disonestà studentesca, ma nel generale marciume delle fondamenta della cultura italiana. Quindi ci si trova davanti a un problema di difficile soluzione, ma non insolubile: per sistemare tutto questo bisogna essere capaci di pensare a lungo termine: se gli studenti vengono educati a pensare che lo stato non sia un nemico,una volta cresciuti diffonderanno una cultura di legalità.
Tuttavia non basta pensare di aumentare l’importanza dell’educazione civica nelle scuole; bisogna rivedere tutto: a cominciare dai media e dalla giustizia: fintanto che, chi inganna lo stato diventa ricco, famoso e resta impunito,non si potrà pensare che noi studenti facciamo gli agnelli in un mondo di lupi.
Quindi non si può pensare di risolvere il problema (almeno per ora),vista la totale incapacità di pensare al futuro delle ultime legislazioni.
Il secondo fattore è quello che rende impossibile l’applicazione di un “honor system” qui da noi: non che gli studenti non segnalino i compagni che barano per una mancanza di onore, ma proprio per quest’ultimo, il forte senso di “cameratismo” presente tra gli studenti, fa si che “tradire il compagno” sia una rottura a un codice d’onore non scritto presente tra gli studenti.
Taluni possono pensare che la soluzione sia nell’indebolire il più possibile questo legame, ma sarebbe un gravissimo errore: gli unici miglioramenti (degli ultimi tempi) della situazione scolastica italiana sono dovuti ad azioni studentesche: questa componente rappresenta un fattore fondamentale nel processo di innovazione della scuola;quindi gli unici che possono cambiare qualcosa siamo noi.
Quindi per concludere: cari insegnanti, non vi resta che affidarvi a noi.
Federica Coppa
classe: IV G
2008-11-06
Nella scuola italiana,e in qualsiasi altra scuola di questo mondo, senza differenza alcuna, è molto diffuso tra gli studenti copiare da un compagno che migliore di lui. Un atteggiamento che trovo sbagliato in linea di principio, copiare il frutto del lavoro di un altro e ricevere una valutazione non meritata è sicuramente increscioso. Sebbene esistono vari motivazioni e situazioni che dovrebbero essere analizzate nella loro specificità. Sinceramente trovo esagerato definire reato di truffa copiare un compito e che questo atteggiamento sia definito la base di mancanza di educazione civica degli studenti, che sfocerà poi in insubordinazione di fronte alla legge; comunque compito degli insegnanti capaci è proprio controllare che le tentazioni umane vengano tenute a freno.
Prendendo l’esempio dei compiti a casa, che sono quelli più frequentemente ricopiati, molte volte non si tratta di copiare di sana pianta un esercizio ma di confrontarne il risultato con chi noi reputiamo migliore di noi, perché più portato per una certa materia.
Quindi semplice confronto. Sebbene sappia perfettamente che la stragrande maggioranza, soprattutto durante i compiti in classe, copia il compagno senza il permesso di quest’ultimo, arrivando allo stesso risultato di chi si è impegnato arrivandoci solo con le sue capacità. Forse sono questi che andrebbero biasimati, anche se penso che senza avere un bagaglio culturale proprio arrivati alla resa dei conti tutti i nodi vengono al pettine, e chi ha studiato prevale su chi fece il “furbo”. Premettendo che non si dovrebbe copiare, nonostante ciò trovo inqualificabile chi denuncia pubblicamente, che sia ad un professore o all’intera classe, il comportamento di un compagno. In quanto, ritenendo che la maggior parte degli “spioni”, si dovrebbe fare un cosi detto “esamino di coscienza” prima di scagliare la prima pietra. Non dico che questo si dovrebbe fare gli affari propri e sorvolare sul comportamento del compagno, ma di rivolgersi al diretto interessato e riprenderlo ma in ambito privato. Invece persone del genere assumono un simile atteggiamento solo per farsi notare dai professori o per ripicca nei confronti dello stesso compagno, distruggendo cosi la solidarietà della classe e creando un atmosfera di tensione e di costante allerta, invece che un clima sereno e di fiducia.
Un ‘altra semplificazione del termine copiare è quando per casualità non si riescono a svolgere regolarmente i compiti e si copiano in classe o ancora durante un compito in classe non ci si ricorda di una certa cosa e si “sbircia” un momento sul compito del vicino, risolvendoci il problema.
Concludendo ribadisco che sono contraria di principio a coloro che copiano ma preferirei che non si banalizzasse né si faccia un discorso qualunquista su questa questione, ma si analizzi approfonditamente la situazione, stando attenti alle motivazioni primarie. Naturalmente questo discorso non vale per un professore che se riesce ad intercettare un “furbo”, la punizione deve essere sicura e rapida.
Marco Baiocco
classe: IV G
2008-11-09
Personalmente non sono assolutamente d’accordo con l’articolo di Arturo Parisi poiché, in primo luogo, non credo che il tema dell’articolo sia vero o,laddove l’ “honor system” sua qualcosa di più di un semplice accordo formale, penso che sia un sistema limitato a pochissimi college(circa il 30% sostiene Parisi) e quindi c’è una strumentalizzazione di questo patto poiché lo rappresenta come un luogo comune nelle scuole americane. In secondo luogo non concordo con la veridicità delle fonti poiché ogni studente, alla domanda: “è grave copiare?” o “Hai mai copiato?” risponderà, ovviamente, che è gravissimo e che lui non l’ha mai fatto, quantomeno per salvare la faccia. Inoltre critico profondamente che dica che gli studenti italiani abbiano la mentalità del “farsi i fatti propri” che li fa apparire, ingiustamente, quasi come criminali o mafiosi che non denunciano i propri complici alla polizia. Ritengo infine che al 90%il sistema scolastico e istituzionale americano sia più da condannare che da lodare.
Paolo Cirillo
classe: IV G
2008-11-06
Nell’articolo l’onorevole Arturo Parisi analizza una singolare diversità fra la scuola americana e quella italiana: tale diversità consiste nel fatto che non siano direttamente i professori a controllare che non avvengano infrazioni in sede d’esame, bensì gli alunni stessi e, nel caso in cui ciò avvenga, siano essi a farlo presente all’insegnante. Se in America i dati statistici raccolti confermano che ciò è del tutto normale o non inusuale, nonostante ciò non bisogna credere che in America non ci sia qualcuno che sia contrario a questo modello, in Italia la stessa situazione desterebbe sorpresa ma anche risentimento nei confronti di chi denuncia “l’infrazione”, purtroppo questa situazione è un riflesso del modello culturale tipicamente italiano e danneggia ulteriormente il nostro paese. Se infatti copiare è di per sé sbagliato, poiché si infrange una regola, il non denunciarlo è ancora peggio: non solo perché esso è un atto omertoso ma in quanto avvalora la convinzione che imbrogliare sia giusto, o perlomeno non del tutto sbagliato. Se infatti già a scuola, dove vengono formati i futuri cittadini, non viene esaltata questa tendenza a denunciare chi non segue le regole, si abituano i ragazzi all’idea che truffare lo Stato non è sbagliato, ma al contrario è un atto di cui andar fieri. Inoltre se non si abituano i giovani a rendere note scorrettezze di questo tipo, che possono sembrare delle piccolezze, perché mai dovrebbero denunciare scorrettezze ancor più gravi? Forse è proprio da qui che bisognerebbe partire per combattere il fenomeno di mancanza di senso civico tipico di noi Italiani. Non occorre aggiungere solamente la tanto decantata materia dell’Educazione civica, il cui argomento se non trovasse in seguito un riscontro pratico, diverrebbe mera nozionistica e forse per pochi qualcosa in più, ma proprio nelle scuole bisognerebbe incoraggiare quei pochi “valorosi” che denunciano le piccole scorrettezze del loro mondo, non ghettizzarli e non cercar di convincerli che far finta di non aver visto niente non è una colpa ma anzi un atto di furbizia; in quanto l’educare sin da piccoli al rispetto delle leggi e dei regolamenti, che in questo caso si identifica con il non copiare, permetterebbe poi una volta cresciuti all’identificare meglio ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e a considerare lo Stato come l’insieme di noi tutti cittadini e non come un qualcosa da aggirare a tutti i costi.
Simone Scarcelli
classe: IV G
2008-11-06
Nella sua ricerca, il professor Arturo Parisi mette a confronto il sistema scolastico americano e quello italiano, mettendoli anche in relazione con le due società a cui appartengono.Il sistema americano è basato, da alcuni anni, sul valore dell’onore e quindi prevede che gli studenti decidano le regole e le sanzioni in base proprio all’onore; perciò si assiste a denunce da parte di studenti verso altri compagni che copiano durante gli esami in quanto è vietato dal regolamento redatto dagli studenti stessi. In Italia invece gli studenti non hanno poteri di autocontrollo e hanno un diverso approccio alla scuola poiché non è basata sull’onore; si ha quindi un capovolgimento di responsabilità fra i due sistemi. Da questo capovolgimento deriva il fatto che in Italia è ritenuto peggiore denunciare chi copia che copiare in sé, mentre in America oltre il 50 % degli studenti ritengono che la cosa peggiore sia copiare.Il professore inoltre sostiene che il sistema scolastico rifletta la mentalità della società a cui appartiene; a questo proposito dice che in Italia c’è una mentalità, dovuta al non riconoscersi nelle istituzioni e nelle leggi, che porta a non denunciare la frode altrui ma ad essere più propensi a commetterla. Inoltre mette in evidenza il ruolo cruciale che svolge all’interno dell’ insegnamento nelle scuole è l’educazione civica; materia che si presuppone come obiettivo quello di far propri degli alunni i valori morali e le leggi su cui si basa la società. Sostengo che sia giusto il legame che il professore ha ideato fra il comportamento nelle scuole e la mentalità civile Italiana.
Martina Petrucci
classe: IV G
2008-11-06
IL COMMENTO CHE MI VIENE SPONTANEO DOPO LA LETTURA DEL TESTO E’ CHE L’EDUCAZIONE CIVICA DOVREBBE ESSERE UNA FRA LE MATERIE FONDAMENTALI PER TUTTE LE SCUOLE DI ORDINE E GRADO.QUELLA CHE NEI COLLEGES VIENE DEFINITA” L’HONOR SYSTEM”. UNA REGOLA FONDAMENTALE CHE HA COME PRESUPPOSTO FONDAMENTALE LE CAPACITà MORALI NECESSARIE PER VIVERE ALL’INTERNO DI UNA STRUTTURA QUALE Può ESSERE QUELLA DEL COLLEGE E CONSISTE NELL’APPRENDIMENTO DEL VIVERE IN UNA SOCIETA, CHE HA LE SUE REGOLE BASATE SUL RISPETTO RECIPROCO E SULLA LIBERTà. UN CONCETTO CHE NEL NOSTRO PAESE E’ MOLTO SPESSO DISATTESO, SOPRATTUTTO DA PARTE DI COLORO CHE DOVREBBERO AVERE A CUORE UNA SANA EDUCAZIONE DELLA SOCIETA’ E GARANTIRE MODELLI COMPORTAMENTALI COERENTI IN LINEA CON UNA SOCIETà DEMOCRATICA. IN FONDO , IL COPIARE UN COMPITO E’ POCA COSA RISPETTO AL COMPORTAMENTO CHE HA INVESTITO IL COMUNE MODO DI PENSARE DIVENTANDO REGOLA : L’OMERTA’ O L’OTTENIMENTO DI UN OBBIETTIVO SENZA MINIMAMENTE METTERSI IN GIOCO CON LE PROPRIE CAPACITA.’ DIFFICILMENTE UN GIOVANE CHE COMINCIA A RELAZIONARSI CON GLI ALTRI RIESCE A ROMPERE QUESTI SCHEMI CHE HA IMPARATO A FARE PROPRI NELLA VITA COMUNE DI TUTTI I GIORNI. RITENGO CONFORMEMENTE ALL’HONOR SYSTEM CHE SIA COMPITO INDIVIDUALE DELLO STUDENTE IMPEGNARSI NEL RISPETTARE LA REGOLA E NON DI UN PROFESSORE CHE DEVE SEMPRE VIGILARE. PURTROPPO LA NOSTRA E’ UNA SOCIETA’ CHE DA QUESTO PUNTO DI VISTA NON SI E’ EVOLUTAED è COMPLETAMENTE DIVERSA DA QUELLA AMERICANA PER AUSPICARE TALI VISIONI MORALI,MA NON BISOGNA ILLUDERCI PERCHè IL PROBLEMA PRINCIPALE è NELLA MODIFICA CHE GLI ATTEGGIAMENTI GIOVANILI STANNO SUBENDO.VORREI CONOSCERE MEGLIO GLI EFFETTI CHE IL 68 HA COMPORTATO NELLA NOSTRA SOCIETà’,MA DUBITO (VISTI I RISULTATI) CHE ABBIANO CONTRIBUITO A RENDERLA MIGLIORE. LA RIFORMA SCOLASTICA POTREBBE ESSERE ,DA QUESTO PUNTO DI VISTA, UN OTTIMO INIZIO PER EVIDENZIARE E DARE FORMA A QUANTO SOPRA ESPRESSO, MA UN SISTEMA COME QUELLO AMERICANO, BENCHè ABBIA LE SUE LACUNE, è ALQUANTO UTOPISTICO DA RAGGIUNGERE IN ITALIA SOPRATTUTTO PERCHè LA SCUOLA NEGLI ULTIMI ANNI , NON è MAI STATA UN’ISTITUZIONE FONDAMENTALE. NOI SIAMO IL FUTURO, PER QUESTO MERITIAMO Più ATTENZIONI NON SOLO MATERIALMENTE,MA ANCHE E SOPRATTUTTO MORALMENTE.
Claudia Aversa
classe: IV G
2008-11-06
Il professore Arturo Parisi, tramite lo studio di una realtà differente da quella italiana, mette in evidenza il sistema scolastico americano,in particolare il fatto che il valore di base su cui si fonda l'educazione sia l'onore. Ritengo che anche impiantando l'"honor system" in Italia,non si potrebbe mai risolvere il problema dei cheaters:questo è dimostrato dal saggio del professore perchè egli,anche se inconsapevolmente,evidenzia che il sistema americano non funzioni in maniera adeguata;ciò si può vedere dal fatto che anche se il sistema si basa sull'onore,ci sono comunque alcuni studenti che copiano mentre noi non abbiamo nessun caso di denuncia da parti di altri studenti. Tutto questo fa riflettere su quanto sia inaffidabile il sistema americano e quindi sull'inevitabilità di essere scorretti anche di fronte alla legge. Dicendo questo non voglio assolutamente sminuire il sistema americano,il quale presenta comunque aspetti positivi in quanto,contrariamente agli studenti italiani,gli studenti americani ritengono che sia peggiore copiare che denunciare una frode.
Leonardo Tadioli
classe: IV G
2008-11-06
Sono d’accordo con il metodo “Honor system” in linea di principio, in quanto con questo metodo si crea tra gli studenti innanzitutto un maggiore senso di responsabilità, in quanto non è più un terzo, esterno alla classe, a controllare il lavoro dei ragazzi. Con al presenza di un docente che invece controlla durante le verifiche, il motivo che ha il ragazzo a non copiare, diventa più quello del timore che l’insegnante lo colga in flagrante. Appunto con questo nuovo metodo il ragazzo acquisterebbe di più la consapevolezza che il copiare poi non gli serve a più di tanto. Fondamentale è poi il sistema di “denunciare” il compagno che copia; nel momento in cui segnalo il compagno furbo, non sto facendo del male a lui, ma anzi in qualche modo lo sto aiutando a far capire che non c’è poi tanto di guadagnato in quello che fa. Inoltre c’è di buono in questo metodo che le responsabilità, che con il sistema tradizionale non riguardano minimamente gli studenti, con l’honor system passano automaticamente ai ragazzi, i quali acquistano così valori e morale di una società civile, lo aiutano a maturare e acquistare un senso civico. Penso che un metodo del genere sia più efficace che insegnare ad esempio educazione civica (non intendo che non vada insegnata), in quanto crea una situazione in cui ci si trova a imparare valori e comportamenti non perché sono stati insegnati, ma perché li si hanno compresi grazie al fatto di esserci vissuto in prima persona.Certo poi in linea pratica non saprei dire se un metodo del genere funzionerebbe come deve. Nella società attuale italiana l’honor system potrebbe soltanto peggiorare la situazione, creando un senso civico ancora minore, non avendo gli studenti il controllo di un’autorità.
Vitamaria Paduano
classe: IV G
2008-11-06
L’esauriente quadro della situazione nelle scuole americane compiuto da Arturo Parisi secondo me rivela dei particolari interessanti riguardanti il cosiddetto “honor system” delle scuole americane che può apparire particolarmente scioccante per coloro che non sono abituati ad assistere a scene di denuncia tra studenti che dovrebbero teoricamente essere simbolo di unione e coesione. Personalmente sono una persona che studia e mette impegno nei lavori svolti in classe; in certi momenti confesso di aver avuto occasione di copiare durante le verifiche, approfittando magari di una distrazione da parte del docente. Vorrei chiarire che per me copiare un compito in classe significa offendere il docente, i compagni e soprattutto la mia persona perché saprei che quel voto più alto così ottenuto non risulterebbe frutto del mio lavoro e non susciterebbe alcun tipo di soddisfazione in me. Ho invece qualche volta assistito a compagni che hanno copiato durante i compiti in classe; non mi sono certamente alzata per denunciare l’accaduto, ma ammetto di esserci rimasta molto male quando alla consegna dei compiti ho preso visione del loro voto. Durante il compito secondo me potrebbe essere ammesso un confronto diretto con qualche compagno di banco che in tal caso non significherebbe copiatura ma solo scambio di idee. Se da un lato non si ha il coraggio di denunciare un compagno che copia, mi domando: cosa accadrà nella vita quando la persona che ha copiato un tempo nella classe, te lo ritrovi davanti in una graduatoria di un concorso, oppure mentre riveste una carica importante? Questa è una domanda che mi fa riflettere molto e mi fa pensare che probabilmente denunciare un compagno che copia secondo l’honor system non è poi una cosa estremamente negativa.